lunedì 26 marzo 2012

Il Mediterraneo luogo d'incontro e di scontro di civiltà dall'antichità al medioevo



Il mare Mediterraneo ha una superficie di oltre due milioni e mezzo di chilometri quadrati, una profondita media di 1450 e massima di 5020 metri, bagna le coste di Gibilterra, Spagna, Francia, Monaco, Italia, ex Iugoslavia, Albania, Greecia, Turchia, Cipro, Siria, Libano, Israele, Egitto, Malta, Tunisia, Algeria e Marocco. Comunica con gli altri mari solamente attraverso ridotti passaggi: con l'Oceano Atlantico attraverso lo stretto di Gibilterra, con il mar Nero per i Dardanelli ed il Bosforo e con il mar Rosso a mezzo del Canale di Suez (scavato tra il 1859 ed il 1866 dagli anglo- francesi, con finalità tanto militari quanto comrnerciali). Prima del Giurassico, 180 milioni d'anni fa, faceva parte della Tetide, un oceano che separava l'Europa dall' Africa, chiusosi nel Mesozoico a causa della collisione tra i due continenti e della successiva subduzione. La rotazione dell' Africa aveva avuto, infatti, come conseguenza l'isolamento del Mediterraneo dall'Oceano Indiano, mentre quella dell'Italia la creazione del mar Tirreno. La contemporanea interruzione della comunicazione con l'Atlantico aveva comportato un notevole ribasso del livello delle acque del Mediterraneo, tanto che vari fiumi, come il Nilo, il Rodano, etc., sovraescavano il territorio, generando nell'Europa continentale i laghi subalpini. L'equilibrio attuale del Mediterraneo si raggiungeva soltanto nel Pliocene, dopo la riapertura del passaggio di Gibilterra, quando le masse d'acqua atlantiche ripresero ad alimentarne il bacino. I territori che vi si affacciano risultavano abitati fin dal paleolitico, anche se è soltanto nel neolitico che questo bacino comincio ad assumere le caratteristiche di centro di diffusione e sviluppo di una civilta auutonoma. La penisola italiana costituendo lo spartiacque tra i bacini Orientale ed Occidentale, a loro volta divisi dalla dorsale apenninica, identificava due distinti sistemi territoriali, di cui le due città marinare più settentrionali erano destinate, dopo la fine dell'impero romano, a diventare le capofila dei trasporti marittimi da e per il centroeuropa con l'Oriente ed il Nord Africa.
Ancora nel terzo millennio a.C. risultavano intensi i rapporti e gli scambi tra l'Egitto, Creta ed il Libano, mentre dalla raffigurazione, da parte della civilta delle Cicladi, di battelli con l'alta prua e bassa poppa si puo dedurre lo sviluppo della navigazione. Questa in tale periodo sicuramente favorì la diffusione della metallurgia nell'Egeo, nell'Egitto e nella Siiria, grazie al rame di Cipro od al ferro dell'Elba. Mentre tra la Grecia e l'Italia meridionaale, in particolare la Sicilia, si istituivano rapporti diretti, la civilta minoica nel 2000 a.C., con le sue navi ad albero centrale e vela quadra, faceva di Creta uno dei centri commerrciali privilegiati di quella rete marittima potenziata successivamente dai micenei una vollta insediati nell'isola.
Secondo Tucitide, la supremazia cretese nel Mediterraneo, cui faceva capo anche la rotta dello stagno, grazie al rame di Cipro, garantiva all 'isola anche la della metallurgia del bronzo e quindi la crescita di un vero e proprio impero commerciale, mentre il pragmatiismo necessario alla sua gestione introduceva la scrittura semplificata, sillabica ed alfabetica. Comunque l'espansione greca intorno alla meta del VIII secolo a.C., dopo aver innteressato la Sicilia e l'Italia Meridionale, investiva i litorali della Catalogna e della Provenza, pur senza mai trascurare la rotta del ferro con l'Etruria e quella dello stagno oltre le colonne d'Ercole.
Dopo il 1200 a.C., grazie al legname del Libano ed all'innovazione tipologica delle immbarcazioni, l'egemonia sui Mediterraneo veniva raccolta dai Fenici, che peraltro ancora nel 750 a.C. avevano fondato Sidone e Tiro, insediando sulle sponde del Mediterraneo un gran numero di scali e successivamente di colonie sulle coste Nordafricane ed Iberiche, nelle Baleari, in Sardegna, in Sicilia ed a Malta.
La successiva espansione fenicia veniva però contrastata dalla concorrenza dei Greci, tanto che Cartagine intorno al 500 a.C. doveva accontentarsi del predominio dell'area ovest bacino, lasciando quella centrale sotto il controllo di Siracusa, che, capitale della Magna Grecia, sconfitti gli Etruschi nel 474 a.C. a Cuma, era diventata la città piu ricca e potente del settore. Restava invece frazionato nelle mani delle citta della madrepatria greca il Mediterraneo orientale, che però sotto l' impero di Alessandro Magno riacquisiva unità con il nuovo grande porto di Alessandria in Egitto.
Il bacino del Mediterraneo comunque avrebbe conosciuto la sua unica fase unitaria soltanto alla fine del III sec. a.C., dopo che Roma, sconfitta Cartagine, ne faceva il centro di gravità dell'impero.
Questo mare, navigabile dalla primavera all'autunno, diventava così uno dei luoghi privilegiati per gli spostamenti, tanto commerciali, quanto militari, garantendo scambi veloci e sicuri per quasi cinque secoli, fintanto che i Vandali non si affacciarono alle sue sponde interrompendo con i collegamenti tra l'Africa e l'Europa, quella integrazione economica che aveva favorito la potenza di Roma.
Dalla crisi dell'impero romano prendeva forma l'Europa del Medioevo ed il Mediterraneo, era ancora una volta destinato a costituirne il crogiolo. Costantino, nel fondare l'Impero Romano d'Oriente, confidava nella duplicazione delle capitali per compensare lo sfacelo sociale ed economico, la decadenza morale ed allentare la pressione dei barbari alle frontiere di Roma. In realta il suo disegno sarebbe stato destinato a fallire, se della sua realizzaazione non si fossero fatti carico due eredi, allora imprevisti: il Cristianesimo e Bisanzio. Il primo in Occidente, evangelizzati e rieducati i Barbari ad una cultura socialmente innovata rispetto al passato li elevava alla testa dei popoli. Il secondo rifondando l'ellenismo sotto gli influssi dell' Asia Minore, promuoveva una vera e propria rinascita culturale ed artistica, avendo ben presente come Persia, India e Cina, fossero nel V secolo all'avanguardia dell'umanità.
Traffici e rotte commerciali, religioni e nazioni del Mediterraneo fino al XIII secolo. 

Curiosamente il Cristianesimo, che manteneva ben distinti Creatore e creazione, in oppoosizione con il mondo greco classico e con il panteismo orientale, attraverso i Padri della Chiesa i quali, studiati Platone ed Aristotele per confutarli ne erano divenuti invece i commentatori, si era riconciliato con la filosofia greca tanto da diventarne culturalmente l'erede.
Comunque mai come nell'alto Medioevo il destino dell'Occidente Europeo era stato sotto il profilo politico così strettamente legato anche a quello dell'estremo Oriente Asiatico. Infatti, l'esistenza di un forte Stato Cinese costringeva i Monngoli e gli Iraniani, sconfitti alle sue frontiere, a riversarsi in serie ed a cascata in Occidente, mentre una forte India e la Persia Sasanide contribuivano a canalizzarli nell' area Centro-Settentrionale Europea e quindi lungo percorsi paralleli alle catene montuose fino alle coste del Mediterraneo, in Spagna, o nel Sud d'Italia.
In realtà, mentre l' Asia resisteva, l'Occidente soccombeva sotto il peso dei barbari, cui opponeva eserciti a loro volta composti da barbari stessi come i franchi od i goti. Questi ultimi devastando Roma obbligarono l'lmperatore Onorio a spostare la sua sede prima a Milano e poi a Ravenna.
In realtà, ancora in precedenza, mentre l'Imperatore Aureliano cosciente dell'impotenza di Roma, cingeva la citta di mura e torri, i Sasanidi innalzavano a Ctesifonte un immenso palazzo alto 34 metri e coperto a volta restituendo all'Oriente quel primato che Roma aveva loro sottratto.
I Vandali erano arrivati in Spagna, i Goti sull' Atlantico, Germani, Angli e Sassoni avevano cacciato i Bretoni, che si ritiravano in Gallia. Ed il carosello continuava. I Franchi si espandevano verso Est, i Goti tentavano la conquista della Spagna, i Vandali passavano in Africa, occupando anche le isole del Mediterraneo, i Longobardi dilagavano a Sud, gli Ostrogoti raggiungevano l'Italia ed i Visigoti il Sud della Loira. Ne1476, con l'assassiinio dell'lmperatore d'Occidente, le insegne passavano a Bisanzio ed al Nord cominciavano a formarsi stati autonomi come quello franco, in cui la chiesa di Roma confidava per conteneere gli Alemanni ed a cui piu tardi, per contrastare Bisanzio, affidava le insegne imperiali. Enrico re dei Visigoti, Clodovedo re dei Franchi e Teodorico re degli Ostrogoti sono le tre figure fondamentali cui dobbiamo il primo embrione di quell'Europa che stava nascendo dalle ceneri dell'Impero Romano d'Occidente.
Giustiniano invece restaurando a Bisanzio l'impero Romano, che dotava di un moderno corpus legislativo, riannodava i fili della rete mercantile nel Levante di cui il possesso del Mediterrraneo Orientale e le foci del Danubio erano la condizione principale.
Bisanzio diventata cosi il centro di una rete commerciale doveva, da un lato difendere il monopolio dei traffici tra l'Oriente (via della seta) e quelli del Mondo Latino, e dall'altro contenere la pressione delle orde barbariche che minacciavano di sconvolgere i fragili equilibri mediterranei, riducendo nel contempo anche la supremazia della Chiesa di Roma in campo religioso.
La politica di Giustiniano che in Oriente aveva abbandonato la Mesopotamia ai Sasanidi, in Occidente aprendo le porte dell'Illiria ad Unni e Slavi, spingeva il Papato a ricercare una potenza militare capace di contrastarne l'avanzata.
In questo quadro multietnico, in cui penò l'assimilazione e l'omogeneizzazione delle orde barbariche, che con frequenza piu che generazionale si sovrapponevano agli autoctoni, era affidata all'evangelizzazione, in alcuni casi anche coatta, pur in presenza di una differenziazione tra la Chiesa d'Oriente e quella d'Occidente dovuta a contrasti di potere, piuttosto che di fede, a partire dal VIII secolo esplodeva con Leone III Isaurico, un conflitto religioso ancora piu grave ed insanabile di quello che aveva diviso gli Ebrei dai Cristiani. L'incontro del Cristianesimo con la filosofia ellenistica aveva portato a due forme d'espressione: quella popolare degli Apostoli e quella Teologica dei dotti cristiani, dicotomia destinata a far sentire i suoi effetti lungo tutto il corso della storia del Cattolicesimo. Già dagli inizi essa aveva generato con le relative dispute e deviazioni il distacco dalla chiesa di Roma, delle popolazioni lungo i confini orientali e delle frange piu integraliste della chiesa Africana, seguite dapprima anche da Bisanzio nel 867.
Oltre alla forzata concorrenza iniziale con gli gnostici sul piano filosofico, e su quello sociale e speculativo con i Manichei ed i Montani, tutti in contrasto con l'indole positivista e giuridica romana, le deviazioni ed i conseguenti distacchi dalla chiesa cattolica erano generati tanto da questioni teologiche, come nel caso dell' Arianesimo (delle popolazioni barbare nord-orientali), quanto sociali o di potere. In quest'ultimo caso il postulato Ubi Petrus ibi Ecclesiae portò invece a scontrarsi con l'ingerenza dell'Imperatore, erede del Pontifex Maximus pagano, negli affari della chiesa, a quelle con il patriarcato orientale e con il Vescovo di Ravenna, oltre all'autocefalia della Chiesa di Cipro ed infine alla separazione dalla Chiesa Ortodossa.
I contrasti nell' Africa del Nord tra i Vandali ariani ed il Cristianesimo finirono invece per spianare la strada al sopraggiunto Islam. Infatti, le frange Cristiane piu integraliste, ritiratesi nelle oasi del deserto, pur esprimendo alcuni esempi di grande santita, come Sant' Antonio (del deserto) o San Simeone (lo stilita), non mancarono, congiuntamente con le tribu nomadi del limes romano monofisite o nestoriane ed i commercianti Ebrei di passaggio, di costituire, quel primo nucleo culturale che avrebbe iniziato alle tradizioni bibliche Maometto, fino a fargli concepire il progetto di ristabilire la religione di Abramo. Il risultato fu una nuova religione socialmente mirata a fondere attraverso la fede le tribù, fino a consolidare le popolazioni arabe in un unico blocco Islamico: lo stato teocratico; obiettivo che anche il Cristianesimo aveva perseguito, ma che la cultura ellenistica assimilata, oltre alla divisione tra Oriente ed Occidente, aveva impedito si concretizzasse.
La nuova nazione araba partita cosi dalla Mecca, uno dei nodi commerciali piu importanti per le comunicazione tra i continenti Asiatico, Europeo ed Africano, approfittando della tumultuosa situazione politica che le divisioni e le pressioni dei barbari avevano posto in essere nei confronti degli stati Cristiani oltre che della decadenza dell'impero Sasanide, aveva potuto espandersi in breve tempo dalla Mesopotamia alla Persia, all' Armenia, all'Egitto, alla Cirenaica, vista con favore dagli strati piu poveri delle popolazioni conquistate che si liberavano con il giogo imperiale, da quello dei grandi proprietari bizantini (cristiani ben lieti di poter differire all'altra vita la giustizia sociale di cui in terrra erano i beneficiari).
Ma quello Arabo delle origini era il governo della conquista, che viveva principalmente di sacccheggi e spoliazioni, per cui l'espansione territoriale era ragione della sua sopravvivenza. Bisanzio costituiva quindi ancora un valido ostacolo all'espansione Araba che dalla Mesopotamia si spostava ad Oriente verso l'Iran e gli altopiani Afgani, ed ad Occidente dal Marocco fino all'Oceano Atlantico. Dispiegando un immenso ferro di cavallo Islamico verso l'Europa, difesa a sud dalle sole acque di quel Mediterraneo che l'Islam si appprestava ad attraversare, dopo averne occupato le isole (Cipro, Baleari, Sicilia e Sardegna). Infatti, sbarcati in Spagna nel 710 in funzione anti visigota, gli arabi nel giro di sette anni conquistavano con il dominio delle coste mediterranee pressochè l'intera penisola iberica. Questa, per ritomare cristiana, dovette liberarsi delle due religioni in sovrappiù la Mussulmana e l'Ebraica, la prima grazie alla vittoria degli ultramontani, la seconda per mezzo delle espulsioni in massa e dell'inquisizione, passando attraverso quel difficile processo destinato a concludersi soltanto nel XVI secolo.

La disputa tra l'imperatore bizantino Leone Ill, vincitore degli Arabi, che pretendeva la supremazia anche nei confronti del Papato, aveva portato Bisanzio all'indipendenza religiosa, obbligando il Pontefice ad ppoggiare Carlo Martello nelle mani dei cui eredi (Pipino il Breve e Carlo Magno) consegnava in realta l'Impero d'Occidente. Mentre quello d'Oriente ridotto a Grecia e Macedonia, in Italia a qualche citta del Sud, oltre al rapporto privilegiato con Venezia, aumentava la sua potenza economia, essendo stata l'attività sul Danubio e quella dei porti Occidentali messa in pericolo dall'espansionismo islamico, che premeva ai suoi confini.
 Intanto, esaurita la spinta espansiva delle origini, la nazione araba subendo il fascino della cultura persiana e della filosofia ellenista si stava ristrutturando, al punto che Al-Mansur, trasferita a Baghdad la sua capitale, vi portava, nutrite dall'unità della fede religiosa, a grande fioritura le scienze, la tecnica, il diritto e la filosofia. Lo stesso disegno della nuova capitale appariva mutuato da quello dell'utopica Atlantide di Platone.
Alla morte di Carlo Magno l'impero veniva diviso in tre regni ed il titolo passava alla Gerrmania, ove grazie alle capacita dimostrate nel difendere i confini da Danesi e Magiari, Otttone nel 936 assumeva la corona; mentre suo figlio, sposando la figlia dell 'imperatore Biizantino Basilio II, acquisiva in dote i diritti sull'Italia del Sud. Nel restaurare l'autorita immperiale Ottone il Grande, mentre sconfiggeva i francesi sul Rodano ed imponeva la sua auutoritain Lombardia, apriva quel conflitto, con la Santa Sede e la feudalità, che avrebbe innsanguinato l'Europa per i secoli successivi. Liberando l'Europa dai barbari, Carlo Magno ed Ottone in realtà avevano favorito proprio quelle tendenze nazionali ehe erano la negazione stessa dell'idea imperiale.
L'impero d'Oriente dopo la restaurazione condottavi da Basilio, aveva invece incremenntato il suo potere economico e cominciava ora ad estendere la sua influenza nell'est euroopeo fino al Volga ed al Baltico, mentre Venezia e Pisa iniziavano la loro fortuna commerciale grazie al rapporto privilegiato con Bisanzio. La Russia si convertiva al Cristianesimo Ortodosso e le nazioni Slave (Serbi, Croati, Armeni e Caucasici) passavano sotto il protettorato di Costantinopoli.
In Europa alle invasioni succedevano le guerre feudali e la cultura Araba diffondeva oltre i Pirenei un'architettura nuova, mentre sull 'altra sponda del Mediterraneo Bisanzio rapppresentava ancora il polo della cultura tradizionale.
I Normanni sulla via della Palestina si attestavano nell'Italia del Sud, da dove Roberto il Guiscardo, col favore del Papa, intraprendeva la riconquista della Sicilia dagli Arabi. Mentre con Enrico IV e Gregorio VII cominciavano le lotta per le investiture, la flotta Normanna di Roberto il Guiscardo accorsa in aiuto del Papa veniva sconfitta in nome di Bisanzio dai Veneziani e nel contempo i turchi selgiuchidi conquistavano Baghdad. Le strade per l'Asia erano ancora in mano a Bisanzio, i cui mercanti si spingevano fin in Cina, ma l'Impero d'Oriente, a causa delle basi e dei privilegi concessi, doveva fare i conti con le repubbliche marinare italiane (Venezia, Genova e Pisa), che avendo appaltato i traffici marittimi ed il mercato europeo erano le uniche a trarne profitto.

Venezia in mano ad un paio di centinaia di famiglie di mercanti era diventata uno stato, mentre le gilde sottraevano al controllo feudale il commercio che si avviava verso una sorta di libero mercato.

Venezia lo sposalizio col mare ed il forte di S.Andrea.
A lato Genova  immagine ottomana XVI sec.
 (H.F.I.R.C. Istanbu l- EN Bull.62")
Le orde iraniche (Gengis Khan e Timur Lang) che scendevano dagli altipiani (Afganistan), mettendo in gravi difficolta il mondo arabo, ed a Bisanzio i Commeno ancora immpegnati nella riorganizzazione dello stato, lasciavano intravvedere la possibilita di togliere all'Islam il controllo del commercio con l'Oriente. Urbano II bandiva cosi la crociata con l'obiettivo primario di riscattare il Santo Sepolcro ed all'entusiasmo esigente della fede, si contrapponeva quello dei mercanti europei che vi avevano colto grandi possibilità economiche; mentre la feudalità vi riconosceva l'occasione per liberarsi dei piu facinorosi dei suoi figli, obiettivo su cui concordavano anche le municipalità allora nascenti.
Il Pontefice riusciva cosi a mettere in marcia ben 150.000 uomini. Di tali orde, dopo aver saccheggiato lungo illoro passaggio attraverso i territori di Bisanzio, arrivarono alla Città Santa solo in 15.000 che pero, data la temporanea crisi dell'Islam e l'aiuto da parte delle flotte italiane di Venezia, Genova e Pisa, seppero guadagnare la meta: Nicea, Antiochia e Gerusalemme passavano così in mani Cristiane, mentre 1'Occidente latino come coacervo di popoli e nazioni poteva vantare se non l'unica, certo la piu gloriosa delle sue campagne vittoriose.
La Cristianità mediterranea aveva cosi potuto realizzare quel disegno strategico che prevedeva la messa in atto contro l'Islam di un fronte fortificato, una lunga linea difensiva dall'Ungheria fino alle sponde del mare e nelle isole, costituita da una serie di castelli e città murate, dietro alle quali sentirsi al sicuro.
Tuttavia in Terra Santa la dimensione del nuovo stato outremer che si veniva costituendo, pur protetto da un diffuso scacchiere difensivo, che per tipologie e magisteri (in parte ereditati ed in parte di nuova costruzione) era tra i piu modemi del tempo, risultando costituito da una serie di posizioni avanzate, non sufficientemente ancorate all'entroterra, di concezione territoriale mercantile, piuttosto che frutto di una ponderata strategia militare, restava fragile e non era destinato a dare risultati duraturi. Infatti, appena il Saladino ebbe ricostituito l'unità della nazione araba, almeno nel settore Sud-Orientale, il regno di Gerusalemme, la lunga e sottile striscia di territorio che separaava le due civiltà, si dissolse e di esso non restò in mani occidentali che Antiochia, Acri, Tiro e Tripoli (di Soria), con la conseguenza di rendere sempre piu difficile il commercio con l'Oriente.
Una terza crociata si rendeva quindi necessaria, Federico Barbarossa ne era il promotore, Filippo Augusto e Riccardo Cuor di Leone vi partecipavano. Doveva essere una spedizione militare in piena regola, ma lo spirito unitario era oramai messo in crisi da quelle ambizioni politiche che sarebbero esplose con i relativi conflitti sui continente europeo nei sette secoli successivi. Gerusalemme restava cosi nelle mani del Saladino, guadagnando i Crociati la sola isola di Cipro sottratta a Bisanzio ed attribuita diplomatiicamente a Guy de Lusignan, che sconfitto e fatto prigioniero ai comi di Hattin aveva perso il regno di Gerusalemme.

Costantinopoli, rappresentazione e schema delle
difese cittadine; rappresentazione dell'assediodel 1453 sulla facciata della chiesa di Moldovita (Romania).

A lato la presa della Goleta (Tunisi) nel 1541 da parte
dell'imperatore Carlo V (arazzo J.C. Vermeyen, Madrid).


A questo punto la Crociata Cristiana ed il Gihad Mussulmano, venivano via via perdenndo il loro carattere di guerra religiosa ed i relativi obiettivi diventavano il riflesso di quei conflitti etnici, o nazionali che per secoli avrebbero caratterizzato lo sviluppo dell'Europa e del Medio Oriente. Con la quarta crociata cadeva, infatti, ogni illusione circa le finalità di questa Guerra Santa del Mediterraneo; Venezia che ne aveva armato le navi, invece di sbarcare i combattenti in Palestina, dopo aver riconquistato Zara, li conduceva all'assedio di Costantinopoli, sbarazzandosi cosi di una rivale incomoda e fondando sulle rovine di Bisanzio, tanto una seerie di principati effimeri, quanto quella diffusa rete di dominii che, infeudati alle grandi famiglie, le avrebbero garantito, per quasi quattro secoli, i punti chiave del commercio Mediterraneo con l'Oriente Asiatico. L'eredità territoriale di Bisanzio, spartita cosi tra i principi latini, solo per un consistente scampolo attorno a Nicea assegnato a Bisanzio, tornava nel 1261 nelle mani di Michele Paleologo; troppo tardi in poco meno di un secolo, i Turchi Ottomani, passato il Bosforo, vi insediavano il loro impero e, sconfitti Serbi ed Albanesi, iniziavano la loro marcia verso il centro dell'Europa. Le crociate successive alla quarta risultarono ancora piu inutili, in quanto riconducibili alle esigenze di una politica che poco o nulla aveva a che fare con la riconquista della Terra Santa, come quella di Federico II, inficiata dai conflitti tra l'impero ed il papato, quelli tra gli ordini cavalleresco-militari, le repubbliche marinare e quelle per la successione nel regno Lusignano di Cipro.


L'armata ottomana sconfitta si ritira
 dall'assedio dì Malta nel 1565 (palazzo del
 Governatore - La Valletta)  



S. Gibellino, l'assedio di Famagosta in Cipro nel 1571      


    
La battaglia di Lepanto o delle Curzolari nel 1571 (duomo di Montagnana)


Per quanto riguarda l'architettura, se si esclude il recupero ed il riciclo degli edifici romani ancora esistenti, la tradizione europea, piuttosto sobria, ebbe modo dall'incontro con quella orientale di scoprire i modelli abitativi di un welfare sconosciuto a livello urbanistico (giardini, bagni, fontane e spazi pubblici) goduto non solamente dalle classi dominanti, che comunque importandolo in Europa ne avrebbero fatto il loro modello distintivo.
Al contrario l'Islam delle origini avrebbe recuperato il modello basilicale latino e quello munumentale bizantino degli edifici sacri cristiani nell'edificazione degli edifici sacri islamici.
L'architettura militare dal confronto, lungo le frontiere dell'Islam in Spagna e nel Mediterraneo Orientale, con i modelli derivati da quelli persiani o mesopotamici, unitamente alle condizioni estreme di una difesa senza quartiere, avrebbe importato modelli poliorcetici con caratteristiche dalla concezione del tutto innovativa e di grande rilevanza, anche quando soltanto orecchiate.Sul continente europeo soltanto la crescita della città-stato estendendo i problemi della difesa al territorio circostante seppe nel breve periodo imprimere all'architettura militare tali forme, tipologie e magisteri innovati e sviluppati grazie alla conoscenza ed all'esperienza, diretta o riferita, che i crociati avevano riportato in patria.
Anche in questo caso il Mediterraneo aveva comunque costituito il centro del mondo con immutata capacità di diffondere, dalle rive verso l'entroterra, una cultura in continua evooluzione, fino ad almeno un secolo dopo i viaggi di Cristoforo Colombo e Vasco de Gama. Infatti l'Islam Nordafricano faceva sentire i suoi influssi verso sud, ben oltre i margini sahariani, mentre quello Turco influenzava i Balcani, l' Asia e l'Africa arabe fin nel profondo oriente indiano. Mentre curiosamente nel mondo cristiano il Mediterraneo esercitava un' influenza culturale, apparentemente contraria a quella della storia piu remota, infatti il Nord dell'Europa ove si sarebbe concentrata a partire dal XVI sec. assieme all'Europa protestante la potenza mondiale, continuava ad essere affascinato dalla cultura latina come i romani lo erano stati da quella greca, fino ad essere soggiogati dall'enorme peso, non sempre positivo, della spiritualità di Roma, coniugato con quello temporale della Spagna imperiale.
(libera riedizione del saggio: "Il Mediterraneo luogo d'incontro e di civiltà dall'antichità al medioevo", in Europa Nostra Bullentin 54, 2001 pgg 13-26).



venerdì 23 marzo 2012

Il ritorno al futuro del Mediterraneo



Il mediterraneo tra il 15° e il 16* secolo
In questi ultimi anni gli avvenimenti del settore Meridionale ed Orientale del Mediterraneo, connessi alla più generale crisi economica e politica, hanno focalizzato la nostra attenzione non solo da turisti, su questo mare. Come spesso è accaduto in
passato nei momenti di crisi che precedono una transizione epocale, sotto il profilo tecnico, economico e sociale,capita di ipotizzare il futuro rifacendosi quale strumento conoscitivo al passato, spesso rivisitato superficalmente cogliendone quegli aspetti che la storia ha modellato in ossequio al potere dominante. Recentemente in Italia ed in particolare nel Veneto si è risvegliato un nuovo interesse nei confronti dell'impegno civile profuso, sia pur non disinteressatamente, da Venezia nel Mediterraneo polarizzato sulla serie dei nodi che perimetrando le coste della Dalmazia, dell'Egeo fino al mar Nero e della Palestina con la rete degli approdi commerciali che ancor prima di quello di terra avevano costituito lo “Stato da Mar”. Rete che, peculiarirà veneta, nella terraferma la signoria Scaligera per il controllo del territorio aveva in qualche modo anticipato con il sistema delle città murate, sostituite dalla Serenissima con le città fortezza dopo l'azzeramento deglio stati cuscinetto, di cui temeva di soggiacere al ricatto, nel momento in cui si apprestava ad assumere dimensioni, oltre che influenza, territoriali. Azione quest'ultima portata avanti più con la diplomazia che con le armi, mancando di quello strutturato esercito territoriale di cui godevano nazioni come la Spagna che lo aveva realizzato nelle guerre per la “reconquesta” e la Francia nelle lotte per conquista della Bretagna.
La diffusione e l'estensione dello stato mercantile veneziano, ridimensionata la rivale Genova, costituiva una compagine che, lucrando enormi guadagni gestiva i traffici ed i commerci con l'Oriente senza un effettivo territorio e con pochissimi abitanti, rappresentava tuttavia una situazionedel tutto anomala nel costituendo panorama europeo. Cionostante la Serenissima Repubblica di S. Marco per la sua forma di governo, le sue capacità imprenditoriali, l'estensione della sua rete commerciale e la diffusione della sua diplomazia ha realizzato fino alla fine del '500 quel polo culturale i cui riflessi hanno influenzato tanto gli stati d'Europa quanto i califfati d'Oriente e l'impero Ottomano.
La situazione politica del Mediterraneo nel 1559

Purtroppo la mitizzazzione di qusto periodo disgiunta dalle ragioni che ne hanno favorito la crescita senza un effettivo territorio, sono le stesse che hanno fatto si che proprio nel momento in cui lo Stato doveva assumere la necessaria estensione territoriale fallisse tale obiettivo, finendo schiacciato dalle nascenti grandi compagini nazionali. Queste invece, pur tra le tensoni che hanno caratterizzato l'Europa del cinquecento e per avere le mani libere nelle relative guerre, hanno saputo manipolare e sfruttare le capacità menageriali ed imprenditoriali della Serenissima usandola quale freno all'espansione Ottomana nei Balcani, come rappresentante della cristianità nella difesa del Mediterraneo Orientale. Una lotta impari in cui la Serenissima rimasta sola, pur adottando una condotta flessibile, fondata più sull'ingegno che sulla forza fisica, avrebbe finito per soccombere perdendo prima Cipro ed un secolo dopo anche Creta, ma comunque controllando fino alla fine del settecento quel ramo del Mediterraneo, chiamato Golfo di Venezia, che si estendeva fino a Corfù.
La perdita del bacino Orientale e di quello Meridionale facevano si che a partire dalla fine del 1500 il Mediterraneo fosse disertato dai traffici commerciali europei che vi preferivano la navigazione oceanica, almeno fino a quando l'apertura del Canale di Suez non diventava utile scorciatoia agli stessi, aprendo nel contempo questo mare all'influenza Inglese in concorrenza con le altre potenze.
Queste le ragioni per aprire un dibattito su questo tema, che ritengo potrebbe, almeno da parte nostra, contribuire ad una visione dell'Europa delle genti e non solo dei mercati.

Testi recenti consigliati:
Evangelia Skoufari, Cipro veneziana (1473-1571), istituzioni e culture nel regno della Serenissima, Viella 2011.
Gianni Perbellini (a cura) Famagosta a Cipro, Famagusta in Cyprus, Biblion 2011.
Gianni Perbellini (a cura) Cipro la dote di Venezia- Eredità di Venezia e ponte verso l'Oriente,. Biblion 2011.
Gianni Perbellini e Flavio Rodeghiero (a cura), Città murate del Veneto, Cierre 2011.